martedì 19 febbraio 2013

NIKI TALK

Niki Talk, Il programma per comunicare con la CAA in ambiente Android e iOS, sta riscuotendo un notevole successo e numerose sono le richieste di informazioni che pervengono al blog. Con l’intenzione di fornire un sintetico quadro su Niki Talk e sulle diverse proposte della famiglia Niki Apps ho predisposto e pubblicato un breve documento. Se desiderate prenderne visione potete accedere alla sezione download qui a fianco oppure CLICCARE QUI

5 commenti:

ha detto...

Ciao, ogni tanto spunto anch'io.
Approfitto per ringraziarti del servizio che continui a fare, molto utile e stimolante.
Purtroppo stavolta devo un po' dissentire sul prodotto, ma direi sui prodotti di comunicazione in generale che stanno riempiendo il mercato.
Poco si tiene presente infatti che per imparare a comunicare c'è bisogno di uno strumento che sia duttile che ci permette di parlare anche imparando da chi comunica con noi.
Tante parole per dire che se gli adulti non usano spesso (sempre è un termine improbabile) il comunicatore per comunicare la quotidianità al loro figlio difficilmente il ragazzo imparerà ad usarlo. Mi domando quanto i nostri figli siano limitati dalla natura e quanto dal contesto che li ha deprivati di risorse speciali (e mi metto in prima fila).
I nostri figli devono imparare ad usare uno strumento particolare (spesso complesso e rigido) e tutto il giorno sono immersi nel mondo dei parlanti. A loro "disabili cognitivi" chiediamo di usare costantemente due codici diversi ... e spesso loro ne riescono ad inventare un terzo fatto di gesti e sguardi ... forse l'analisi del QI andrebbe rivista.
Gli attuali strumenti di comunicazione hanno due enormi lacune: non coniugano i verbi e non declinano le parole. I nostri ragazzi devono o seguire una strada già scritta es. VOGLIO ANDARE AL CINEMA o inventare strade complicate VOGLIO ANDARE NOI CINEMA quando tutti i giorni sentono ANDIAMO AL CINEMA.
Inoltre se invece del cinema volesse andare alla PISTA DI PATTINAGGIO perchè ne hanno sentito parlare a scuola, devono sperare che qualcuno abbia inserito questo simbolo nella tabella oppure che la gente attorno a lui sia capace di fare la lettura del pensiero.
Per cui se vogliamo iniziare ad usare noi la tabella ci accorgiamo come necessita di molti più simboli che quella che spesso proponiamo, anche se pensiamo (chissa perché?) che con i nostri figli bisogna parlare in modo semplice e di cose banali.
Non voglio massacrare chi ha messo tanto impegno nel fare questi programmi ma mi domando come mai, visto che nel resto del mondo si parla già di PODD (inserite "pragmatic organisation dynamic display" su google e ne avrete notizia, io ho parlato della nostra esperienza qua https://sites.google.com/site/podditaly/home) noi siamo ancora soddisfatti di una collezione di simboli spesso contestuali e legati a delle esperienze specifiche.
Ma soprattutto mi domando come mai lo sviluppo di questi strumenti non è aiutato e coadiuvato da tecnici che dovrebbero essere ben informati su quello che accade attorno a noi, e se invece succede chiederei a questi tecnici di uscire un po' da una visione obsoleta e rigida e magari di provare a passare la giornata a comunicare con l'ultimo comunicatore che hanno proposto ... magari anche una giornata semplice e piatta.
Spero di non essere stato troppo aggressivo ma credo che sia ora che ci scantiamo un po'.
A presto
Luca Errani

Luca Errani ha detto...

Mi scuso con Chiara perchè non mi ero accorto di stare usando il suo account. Visto come però ha apprezzato il passaggio dalla tabella al PODD e come sta sperando di vederlo sul suo Ipad credo che un po' ho dato anche voce a lei ... sopratutto sull'agonia del "manca il simbolo come posso dirlo?" e sulle frasi fatte costantemente all'infinito (che dice che son Gliea=schifoso)

amministratore ha detto...

Ciao Luca e grazie per il tuo prezioso contributo.
Hai ragione quando dici "a loro disabili cognitivi chiediamo di usare costantemente due codici diversi ... e spesso loro ne riescono ad inventare un terzo fatto di gesti e sguardi ...". Pensiamo quante difficoltà incontrano i nostri figli nell’apprendere e nell'utilizzare tre codici differenti: verbale in input , simbolico e gestuale in output …. eppure...imparano!
Questo è significativo di quanto sia forte per i nostri figli l'esigenza di esprimersi e comunicare e quindi quanto sia importante l'apprendimento di un codice simbolico. Alberto in casa si fa capire con il suo personalissimo codice familiare fatto di sguardi, espressioni e segni ma, quando non riusciamo a capire oppure quando Alberto deve "parlare" con altre persone, ecco che il simbolo, cartaceo o informatico (ancorchè mal coniugato se si tratta di un verbo), salta fuori. E’ questa la vera potenza del simbolo: la consapevolezza di potersi far capire anche da chi non ti conosce, la possibilità di poter scegliere la pizza piuttosto che la pasta, la coca invece dell’aranciata. Poco importa, secondo me, se il messaggio sarà "bere coca" , il messaggio è arrivato a destinazione, hanno capito che voglio bere la coca cola!

Quindi, pur con tutti i limiti di limitatezza di parole/coniugazione, è per questo che accolgo con grande entusiasmo le novità che consentono di migliorare la comunicazione di mio figlio.

amministratore ha detto...

Dimenticavo un'importante precisazione. Il mio parere è basato sulla conoscenza di mio figlio le cui esigenze comunicative sono piuttosto semplici. Naturalmente il discorso è differente qualora le esigenze comunicative siano più raffinate.
Un cordiale saluto

Luca Errani ha detto...

Caro Dario, sono d'accordo con te sul fatto che l'importante è che abbiano la possibilità di esprimersi ma perchè non rendergli la vita più semplice? E sopratutto oramai ci sono dati scientifici che ci dicono quali sono le strade da percorrere. Per cui ben vengano soluzioni veloci ma ... possibile che non riesca ad uscire una buona soluzione? Purtroppo la mia impressione è che già le mezze soluzioni (che hanno bisogno di poche risorse ma danno già guadagno o soddisfazione) sembrano sufficienti mentre credo che con un po' più di sforzo e coscienza professionale si possa fare molto di più.
Ovviamente questa critica non va a tutte quelle persone di buona volontà che cercano soluzioni a problemi e, dopo notti insonni, arrivano ad un programmino interessante. La mia critica è verso i professionisti che seguono i figli di queste persone o a quelle ditte che approfittano di questi lavori per fare marketing (magari con la più buona volontà di aiutare). Tra poco scopriremo che tutti questi programmini servono a poco più del cartaceo mentre in realtà non abbiam cercato nella giusta direzione.
Sono convinto che i simboli siano fondamentali ma non sempre viene spiegato come usare una tabella, anche perchè è inusabile per una reale comunicazione. Ti ripongo la domanda iniziale: hai provato ad usare la tabella in entrata per comunicare con tuo figlio? Come la trovi? E' funzionale? Avresti te "normodotato" potuto imparare a parlare con uno strumento simile? Credo che dovremmo rivedere molte delle nostre posizioni sull'uso della CAA.